sabato 3 gennaio 2009

nails

Le girls qui hanno sempre unghie di mani e piedi perfette e, dopo un anno, finalmente ho capito perche'. Perche' entrare in uno di quei negozi che sotto l'insegna "nails" hanno una vetrina con una ragazza in bella vista che, mentre legge un giornale o chiacchiera con l'amica seduta sulla poltrona affianco, ha i piedi e le mani immerse in un intruglio di acqua e qualche misterioso prodotto che produce bolle di sapone, da' un piacere originale, unico ed irripetibile.
Cosi' l'odioso rituale di sistemarsi le unghie e' diventato una parentesi piacevole - ora, poi, lo e' ancora di piu' perche' significa un'ora off da Caterina ;-)).
La prima volta entri timidamente nel negozio e almeno dieci occhi si girano verso di te, neanche fossi una modella sulla passerella. Invece quegli occhi appartengono a 5 ragazze asiatiche che, sedute sulle poltrone dove poi ti siederai tu, non aspettano altro che qualcuno varchi la porta per sorridere alla mancia che intascheranno poco dopo. E cosi' inizia il rituale, perche' di un vero e proprio rituale si tratta.
Prima di tutto, devi scegliere il colore dello smalto: e non e' che scegli tra una decina di colori, no. Ce ne sono almeno un centinaio, tutte le variazioni del rosa e del rosso - che se poi guardi bene alcuni si ripetono, ma questo e' un trucco che solo un occhio attento scopre, ma che nessuna bocca osa rivelare perche' poi non sei affatto sicura che quel rosso scarlatto sia esattamente lo stesso di quello vicino, e quasi quasi ti pare di vedere che uno sia perlato e l'altro no - oltre a qualche colore che la prima volta ti pare del tutto fuori luogo anche per una citta' easy come SD, ma che, visto addosso alla coscia lunga che ti sta seduta affianco, quasi quasi la prossima volta lo provi anche tu.
Finalmente puoi sederti sulla poltrona che ti viene indicata con gesto rapido ma deciso dalla minuta e scattante vietnamita che ti e' stata assegnata dalla proprietaria del locale (non chiedetemi come, ma il capo si riconosce immediatamente, sara' perche' e' l'unica che parla un po' di inglese, incomprensibile certo, ma sono abbastanza sicura che sia inglese): a quel punto ti senti come ad un esame quando sei destinata all'unico posto in prima fila, proprio quello dal quale non si puo' copiare. Pazienza, perche' qui non sei sotto esame, ma inizia il bello della pedicure.
La poltrona ti fa il massaggio sulla schiena e dapperttutto, immergi i piedi nell'acqua caldissima e piena di bolle che profuma di essenze sconosciute (e forse e' meglio non sapere di quali essenze si tratta), ti portano subito tre giornali di americanissimi pettegolezzi (e certo che li leggo, vorrete mica che mi perda le ragioni profonde della crisi tra il bellone Brad Pitt e la Jolie no? O i segreti per tornare in forma dopo la gravidanza Katie Holmes eh?) e, nei due minuti che seguono, gli unici in cui sei lasciata sola, ti viene ordinato di studiare un foglietto plasticato per scegliere il tipo di trattamento che desideri. La scelta e' molto varia, ma se leggi bene quello che c'e' scritto sotto nomi esotici di trattamenti miracolosi, puoi avere un massaggio di dieci o venti minuti, una maschera alla paraffina (ergo, immergi il piede in un liquido caldissimo e quando lo estrai ti resta appiccicata una cera bianca), una grattuggiata ai talloni o una "european pedicure", qualsiasi cosa questo voglia significare.
Insomma, una volta scelto, sei pronta. Ma tu pensi anche di gustarti massaggio e tutto il resto, ma non e' proprio cosi', perche' sei assalita da una raffica di domande, banali ma dettagliate, dalla vietnamita assegnata. "Ale you mallied? Do you have childlen? Ale you studying? Ale you wolking? Whele do you live? How long have you been here? Whele does youl husband wolk? Do you miss youl family? Did you choose the nails colol?". Praticamente, tempo due minuti e la ragazza carina che ti massaggia divinamente piedi e gambe sa tutto di te, della tua vita, di tuo marito. E tu ti senti come denudata della tua stessa vita. Se poi avete la brillante idea di ricambiare con altrettante domande, tentando disperatamente di interrompere l'interrogatorio per sapere qualcosa di piu' della vita di queste ragazze negli States, siete bombardate dalle risposte che arrivano a raffica: "I'm not mallied. I don't like kids. I don't want to have childlen. I have a boyfliend. He's American. I don't miss my family. I don't want to come back to Vietnam". And that's all folks.
E mentre tenti di riprenderti dallo stordimento di tante parole e cerchi di recuperare la tua capacita' di pronunciare la lettera L che nel frattempo si e' perduta, i tuoi piedi splendono del rosso che ti sei scelta. E ricordati di sceglierlo prima di sederti sul posto assegnato, altrimenti vieni spedita, rigorosamente scalza, dalla tua poltrona all'ingresso del negozio, e tu ti senti come una bambina sgridata che ne ha combinata una grossa. E ricordati pure di indossare le tue flip-flop, qualsiasi sia il tempo fuori, altrimenti sarai costretta ad uscirtene dal negozio in flip-flop cartacee, di colore giallo fosforescente, di modo che tutti sappiano che hai appena fatto la pedicure e sei cosi' stordita da non aver pensato che, se non vuoi che lo smalto si appiccichi sulle punte delle tue scarpe, devi lasciarlo asciugare per ore ed ore. Poi se ti ferma la polizia e vede che guidi con quei pezzi di cartone sui piedi sono tutti fatti tuoi.