lunedì 28 novembre 2011


Ora so cos’e’ l’amicizia.
Sembra banale, ma non lo e’ affatto. Tutti abbiamo, abbiamo avuto, ed avremo degli amici, chi piu’ chi meno, chi di vecchia data e chi no. Non tutti, pero’, hanno la possibilita’ di capire cosa voglia dire incontrare delle persone nuove e diverse rispetto a quelle alle quali sei semplicemente abituata perche’ appartengono al luogo dove sei nata e cresciuta. Sono convinta di aver capito, davvero e profondamente, cosa significhi per me l’amicizia. Ci sono voluti trentacinque anni e un oceano da attraversare. 
Non so se sia dipeso in gran parte dal fatto che sono sempre stata selettiva e difficile da accontentare in tema di amicizia. Quel che so e’ che gli amici di lunga data si contano sulle dita di una mano. Sono quelle persone con cui non ci si sente tutti i giorni, anzi, direi che ci si sente raramente, ma con le quali dopo pochi secondi di chiacchiere si instaura di nuovo quel vecchio, unico ed insostituibile legame. Quello e’ il segnale di amicizia. Sembra di essere usciti a cena la sera prima anche se non ci si sente da mesi. Si puo’ stare in silenzio senza imbarazzo. Si puo’ parlare senza scegliere le parole, perche’ comunque capiscono. Ma gli amici di lunga data hanno un vantaggio: ti conoscono bene, c’e’ stata una condivisione di vita e di esperienze, anche se molto tempo prima. Questo consente loro di capirti, e farsi capire, con facilita’.
Quando decidi di andare a vivere all’estero, invece, le amicizie hanno un sapore particolare, diverso. Si incontrano facilmente persone nuove, ma spesso rimangono solo conoscenze. Ben diverso e’ trovare degli amici. 
Credo che sia questa la ragione per cui, quando incontri una persona dall’altra parte dell’oceano, pur non avendoci mai avuto nulla a che fare nella vita fino ad allora, se senti quel legame di cui dicevo prima, sai che quello e’ un amico. Sembra piu’ un colpo di fulmine tra innamorati, ma e’ amicizia allo stato puro. Ed ha un sapore diverso, piu’ profondo. Gli amici diventano una seconda famiglia, velocemente e senza mezzi termini. E cosi‘ quando ti alzi dal letto con il piede sbagliato, c’e‘ poi qualcuno che ti porta a spasso e ti fa ridere. Quando il primo test di gravidanza e‘ positivo, c’e‘ qualcuno che ti indica quale dottore scegliere. Quando le ricette dei dolci che conosci a memoria non riescono piu’ bene, c’e‘ qualcuno che ti dice quali ingredienti scegliere. Quando porti in piscina tua figlia e dimentichi a casa la borsa con asciugamano e cambio, c’e‘ qualcuno da chiamare che provvede. Quando ti assale un’improvvisa voglia di pizza, c’e‘ qualcuno che ti manda nel posto giusto. Quando a Natale hai voglia di pandoro, c’e‘ qualcuno che ti dice dove trovarlo. Quando ti manca l’aperitivo in piazza del venerdi‘ sera, c’e‘ qualcuno che all’ultimo momento ti invita a casa e ti fa sentire a casa. Quando sei disperata perche‘ l’asilo che hai scelto non ti piace assolutamente, c’e‘ qualcuno che ti indica la persona giusta per prendersi cura della tua cucciola. 
Lo so, sembra tutto banale, ma vi assicuro che, oltreoceano, nulla e’ banale. Io credo di aver avuto la fortuna di incontrare sulla mia strada persone davvero uniche. Ed ora mi preparo alla prossima partenza, di amici speciali che se ne vanno lontani. Non e’ la prima volta che succede, ma non voglio piu’ essere triste. So che, anche se avremo poco tempo per sentirci, ognuno preso dalla propria vita di corsa, dopo qualche minuto insieme sentiro’ sempre quel legame unico e speciale. Anche dall’altra parte del mondo, resteranno sempre amici. Quelli veri intendo.

sabato 3 gennaio 2009

nails

Le girls qui hanno sempre unghie di mani e piedi perfette e, dopo un anno, finalmente ho capito perche'. Perche' entrare in uno di quei negozi che sotto l'insegna "nails" hanno una vetrina con una ragazza in bella vista che, mentre legge un giornale o chiacchiera con l'amica seduta sulla poltrona affianco, ha i piedi e le mani immerse in un intruglio di acqua e qualche misterioso prodotto che produce bolle di sapone, da' un piacere originale, unico ed irripetibile.
Cosi' l'odioso rituale di sistemarsi le unghie e' diventato una parentesi piacevole - ora, poi, lo e' ancora di piu' perche' significa un'ora off da Caterina ;-)).
La prima volta entri timidamente nel negozio e almeno dieci occhi si girano verso di te, neanche fossi una modella sulla passerella. Invece quegli occhi appartengono a 5 ragazze asiatiche che, sedute sulle poltrone dove poi ti siederai tu, non aspettano altro che qualcuno varchi la porta per sorridere alla mancia che intascheranno poco dopo. E cosi' inizia il rituale, perche' di un vero e proprio rituale si tratta.
Prima di tutto, devi scegliere il colore dello smalto: e non e' che scegli tra una decina di colori, no. Ce ne sono almeno un centinaio, tutte le variazioni del rosa e del rosso - che se poi guardi bene alcuni si ripetono, ma questo e' un trucco che solo un occhio attento scopre, ma che nessuna bocca osa rivelare perche' poi non sei affatto sicura che quel rosso scarlatto sia esattamente lo stesso di quello vicino, e quasi quasi ti pare di vedere che uno sia perlato e l'altro no - oltre a qualche colore che la prima volta ti pare del tutto fuori luogo anche per una citta' easy come SD, ma che, visto addosso alla coscia lunga che ti sta seduta affianco, quasi quasi la prossima volta lo provi anche tu.
Finalmente puoi sederti sulla poltrona che ti viene indicata con gesto rapido ma deciso dalla minuta e scattante vietnamita che ti e' stata assegnata dalla proprietaria del locale (non chiedetemi come, ma il capo si riconosce immediatamente, sara' perche' e' l'unica che parla un po' di inglese, incomprensibile certo, ma sono abbastanza sicura che sia inglese): a quel punto ti senti come ad un esame quando sei destinata all'unico posto in prima fila, proprio quello dal quale non si puo' copiare. Pazienza, perche' qui non sei sotto esame, ma inizia il bello della pedicure.
La poltrona ti fa il massaggio sulla schiena e dapperttutto, immergi i piedi nell'acqua caldissima e piena di bolle che profuma di essenze sconosciute (e forse e' meglio non sapere di quali essenze si tratta), ti portano subito tre giornali di americanissimi pettegolezzi (e certo che li leggo, vorrete mica che mi perda le ragioni profonde della crisi tra il bellone Brad Pitt e la Jolie no? O i segreti per tornare in forma dopo la gravidanza Katie Holmes eh?) e, nei due minuti che seguono, gli unici in cui sei lasciata sola, ti viene ordinato di studiare un foglietto plasticato per scegliere il tipo di trattamento che desideri. La scelta e' molto varia, ma se leggi bene quello che c'e' scritto sotto nomi esotici di trattamenti miracolosi, puoi avere un massaggio di dieci o venti minuti, una maschera alla paraffina (ergo, immergi il piede in un liquido caldissimo e quando lo estrai ti resta appiccicata una cera bianca), una grattuggiata ai talloni o una "european pedicure", qualsiasi cosa questo voglia significare.
Insomma, una volta scelto, sei pronta. Ma tu pensi anche di gustarti massaggio e tutto il resto, ma non e' proprio cosi', perche' sei assalita da una raffica di domande, banali ma dettagliate, dalla vietnamita assegnata. "Ale you mallied? Do you have childlen? Ale you studying? Ale you wolking? Whele do you live? How long have you been here? Whele does youl husband wolk? Do you miss youl family? Did you choose the nails colol?". Praticamente, tempo due minuti e la ragazza carina che ti massaggia divinamente piedi e gambe sa tutto di te, della tua vita, di tuo marito. E tu ti senti come denudata della tua stessa vita. Se poi avete la brillante idea di ricambiare con altrettante domande, tentando disperatamente di interrompere l'interrogatorio per sapere qualcosa di piu' della vita di queste ragazze negli States, siete bombardate dalle risposte che arrivano a raffica: "I'm not mallied. I don't like kids. I don't want to have childlen. I have a boyfliend. He's American. I don't miss my family. I don't want to come back to Vietnam". And that's all folks.
E mentre tenti di riprenderti dallo stordimento di tante parole e cerchi di recuperare la tua capacita' di pronunciare la lettera L che nel frattempo si e' perduta, i tuoi piedi splendono del rosso che ti sei scelta. E ricordati di sceglierlo prima di sederti sul posto assegnato, altrimenti vieni spedita, rigorosamente scalza, dalla tua poltrona all'ingresso del negozio, e tu ti senti come una bambina sgridata che ne ha combinata una grossa. E ricordati pure di indossare le tue flip-flop, qualsiasi sia il tempo fuori, altrimenti sarai costretta ad uscirtene dal negozio in flip-flop cartacee, di colore giallo fosforescente, di modo che tutti sappiano che hai appena fatto la pedicure e sei cosi' stordita da non aver pensato che, se non vuoi che lo smalto si appiccichi sulle punte delle tue scarpe, devi lasciarlo asciugare per ore ed ore. Poi se ti ferma la polizia e vede che guidi con quei pezzi di cartone sui piedi sono tutti fatti tuoi.

venerdì 14 novembre 2008

bilancio dopo un anno

Approfitto di una pausa, gentilmente concessa da Caterina, in cui non sono del tutto offuscata dal ritmo delle nostre nuove notti, per scrivere quello che io e Gerardo avevamo abbozzato lo scorso 18 ottobre, quando abbiamo festeggiato l'anniversario dell'arrivo a SD.
Abbiamo deciso di rendervi partecipi del nostro bilancio annuale, dieci aspetti di quest'America che ci hanno entusiasmato e dieci altri che ci hanno delusi. Ecco il risultato del nostro brainstorm:
ENTUSIASMI
1. Il prezzo della benzina sale - e fin qui tutto normale, pare impossibile, ma anche in Italia succede - e (neanche tanto miracolosamente) SCENDE, ma per davvero. Solo tre mesi fa il costo era poco piu' di 4$ al gallone, questa mattina era di 2.19$ al gallone. E un gallone sono poco meno di 4 litri, lascio a voi crogiolarvi nel calcolo galloni/litri/dollari/euro che vi fara' cadere dalla sedia!
2. Nelle freeway le direzioni sono indicate come north, south, east, west. Non c'e' scritto direzione Gravellona Toce, che se non sai a memoria la geografia dello stivale studiata alle elementari, come la sottoscritta, non capisci dove diamine devi andare e rischi lo schianto, o la retromarcia di quei pazzi che perdono l'uscita e tornano indietro mentre le altre macchine sfrecciano li' accanto a 180km all'ora.
3. Il drive through, l'invenzione somma del millennio scorso: ovvero prelevi i soldi dal bancomat, imbuchi la posta, ordini da mangiare, comodamente seduto in macchina. Se si puo' evitare di fare due passi due, perche' no?
4. La return policy, ovvero, compri quello che ti pare e se poi non funziona, non ti piace piu' quel colore, non si intona con gli occhiali da sole che ti hanno regalato, non e' in sintonia con l'arredamento di casa, lo vuoi provare per una sola sera e poi ne hai abbastanza, lo restituisci. Fin qui tutto ok, direte voi. Invece no. Lo restituisci e il negozio dove l'hai acquistato ti restituisce i soldi immediatamente, o te lo cambia con altro oggetto di tuo gradimento, senza battere ciglio, senza fare domande, senza ispezionare l'oggetto come fosse un rifiuto tossico da cui stare lontani, senza guardarti come se fossi il solito cliente che vuole approfittarne per motivi oscuri che il commesso di turno e' chiamato a scovare.
5. I saldi sono saldi veri, non vengono rispolverati i fondi del magazzino con gli stivali a punta che andavano tre anni fa e maglioni che non si metterebbe nemmeno il piu' nostalgico degli anni ottanta. Si trovano esattamente le stesse merci che c'erano la settimana prima dell'inizio dei saldi, a prezzo per lo piu' dimezzato e, meraviglia delle meraviglie, cominciano PRIMA di Natale (e dopo proseguono con prezzi ancora piu' stracciati), e ci sono pure in tutti i weekend di festa, tutti, nessuno escluso. Gli Americani SANNO cos'e' lo shopping, non c'e' ombra di dubbio.
6. Gli orari dei negozi, dei supermercati, degli uffici ti fanno dimenticare il susseguirsi dei giorni della settimana. I supermercati sono SEMPRE aperti. I miei tre di fiducia sono aperti tutti i giorni della settimana, dalle 5 del mattino all'una di notte. Non devi programmare con tre settimane d'anticipo la spesa per la cena con gli amici, non devi disturbare la vicina di casa se ti manca il sale (anche se questo potrebbe essere piacevole, dipende dalla vicina), non devi usare i fazzoletti di carta o, peggio, i giornali vecchi, se hai finito la carta igienica, non devi piazzarti davanti al Crai sotto casa alle 8:30 del mattino per essere in tribunale alle 9 (lo facevo per davvero, giuro che lo facevo), non devi lottare nella bolgia infernale del supermercato il sabato mattina, puoi pensare all'ultimo secondo cosa hai voglia di mangiare, che tanto c'e' sempre un Vons, un Henry's, un Trader Joe's con un cassiere sorridente che ti aspetta e ti chiede carinamente "how you doing today?". E non parliamo della pharmacy, tipo CVS, che e' aperta 7 giorni su 7, 24 ore su 24, 365 giorni all'anno (l'anno scorso la sera di Natale io e Gerardo siamo andati a comperare mezzo gallone di latte anche se non ci serviva, solo per il gusto di poterci entrare la notte di Natale). Per gli uffici piu' o meno e' lo stesso: potete spiegarmi perche' a Torino dovevo sincronizzare l'orologio chiamando l'apposito numero della Telecom per depositare un assegno in banca che era aperta dalle 8:35 alle 13:40 e poi dalle 14:10 alle 14:46, mentre qui le banche sono aperte dalle 7 del mattino alle 6 di sera, compreso il sabato? Faranno pur sempre le stesse cose gli impiegati di banca o no?
7. I parcheggi sono sempre grandi e spaziosi: ovunque tu vada, troverai un pargheggio comodo e con una sola manovra avrai piazzato la tua macchina gigante. La gente e' piu' felice se non si stressa.
8. Burocrazia non e' piu' una parola che fa pensare a lunghe code in uno squallido ufficio puzzolente di sigaretta dai tempi in cui si poteva fumare dapperttutto, con l'impiegato di turno che non sorride sebbene sia, a modo suo, felice, dove sai gia' che dovrai litigare perche', arrivata allo sportello, scopri di aver sbagliato fila. No. Qui funziona tutto per posta, e velocemente. Caterina e' nata tre settimane fa e oggi nella buca delle lettere c'era il suo SSN, ovvero il suo codice fiscale. Se invii la tua dichiarazione dei redditi on line (il commercialista non esiste, of course) ad aprile, a meta' maggio ricevi un assegno con il quale lo Stato ti restituisce i soldi a credito. Se hai un problema con la caldaia a gas, l'omino corrispondente a quello dell'Italgas italiano arriva entro due ore, e sono davvero due ore effettive, non due ore di attesa "la linea e' momentaneamente occupata si prega di attendere" piu' il tempo per convincere chi risponde che c'e' effettivamente un problema ed altri due giorni perche' qualcuno suoni il campanello di casa tua con due ore di ritardo rispetto all'orario previsto, quando tu ormai sei gia' rientrato in ufficio.
9. In macchina e' consentito e lecito non essere incazzati e nervosi: quasi nessuno supera i limiti di velocita' standoti a due centimetri dal bagagliaio sfareggiando anche se il tuo contachilometri segna 140; se sei un pedone, si fermano e ti fanno passare, anche se non sei sulle strisce. Lo so che non ci credete, ma accade per davvero al di fuori del territorio della Repubblica italiana.
10. (questo e' un ovvio suggerimento di Gerardo): le ragazze californiane bionde che si incontrano al supermercato, "coperte" da un paio di mini shorts, una canotta e con i boots ai piedi, dalle belle gambe abbronzate, che non se la tirano e ti possono anche regalare uno sguardo sorridente, coscienti che, oltre a loro, tante altre ce l'hanno e la mettono pure in funzione ;-)
DELUSIONI
1. Tutto quello che bevi, lo devi bere a temperature siberiane. Non si concepisce la bibita senza ghiaccio. Meglio, gli Americani non concepiscono la mancanza di ghiaccio in ogni dove (fatevi un giro al banco frigo del supermercato, poi mi dite quanto tempo impiega ad arrivarvi il cagone fulminante).
2. I ristoranti italiani dove l'influenza del Maestro Marchesi non e' riuscita ad arrivare. D'altronde l'oceano e' immenso. Spaghetti alla carbonara - ingredienti: eggs, onion, shrimp, peas, bacon.
3. Le scarpe da uomo: a punta rigorosamente quadrata, sono indenni al passare delle mode. Sempre quadrata e'.
4. Guidare negli States e' facile, facilissimo. L'unico stress - quantomeno per noi Italiani - sono gli altri utenti della strada. Eccessivamente prudenti, anche quando non ce n'e' bisogno, spesso rasentano l'imbecillita'. E l'importante per loro e' fermarsi, qualunque cosa stia succedendo. La parola d'ordine e' "fermati e lascia che gli altri decidano per te".
5. All'inizio di settembre nei negozi c'erano scaffali tappezzati di ogni amenita' per Halloween. All'inizio di ottobre c'erano gia' le palle di Natale. Ve l'ho detto che ne sanno di shopping. Solo che, come sempre, esagerano un po'. Pero' c'e' gente che si prende avanti. Giuro. Io ne ho visto piu' di qualcuno che sceglie le palle di Natale, le decorazioni luccicanti per il giardino (quest'anno tocca anche a noi eh, non transigo), le ghirlande e perfino la carta da pacchi. Non sia mai che si prende senza la sera della Vigilia.
6. Il bbq asiatico dei vicini: d'estate - e non solo d'estate, visto che ieri e oggi c'erano 29 gradi! - si sta benissimo a mangiare fuori, non fosse per i fumi nauseabondi che provengono dal giardino delle vicine. Evabbe' che tutti hanno la mania dell'asian e dell'asian fusion, qualsiasi cosa questo implichi, ma il cibo, se cosi' si puo' chiamare, che Brenda cucina e' davvero intollerabile. Soprattutto mentre noi ci gustiamo un double filet mignon al sangue, o un piatto di pasta come si deve.
7. Manca una piazza, dove sedersi alla sera per un aperitivo con gli amici; manca un bar dove prendere un caffe' al volo al mattino o un cappuccino con la brioche la domenica; manca una pasticceria dove gustarsi qualche delizia cioccolatosa; manca il "casolin" dove comperare la mortadella e dove c'e' profumo perenne di asiago; manca il Bar Sport dove mangiare un toast e manca Renzo, dove mangiare le mitiche tartine (i vicentini sanno di cosa sto parlando).
8. Evabbe' che e' tanto bello conoscere gente che viene da tutto il mondo, ma l'Indiano che rutta durante le riunioni di lavoro e gli Asiatici che puzzano di aglio alle 7:30 del mattino sono davvero troppo anche per chi e' ben disposto verso il prossimo.
9. Le zucchine non sanno di zucchine. Sanno di schifo. E hanno milioni di semi enormi. Credetemi sulla parola.
10. (sempre su suggerimento di Gerardo): gli uomini hanno dimensioni doppie rispetto all'uomo medio europeo (e non parlo di dimensioni intime, parlo di fisico). Dopo mesi di dedizione forsennata allo sport - interrotta brutalmente dall'arrivo di Caterina ;-) - Gerard ha sentenziato che qui gli uomini vengono nutriti sin da piccoli con sostanze a noi sconosciute che consentono loro di avere un fisico davvero possente a partire dai 14 anni. Sara' la pozione magica di Obelix?

martedì 4 novembre 2008

I had a dream...

...una meravigliosa vetrina in Rodeo Drive, Los Angeles. Una donna che, sin da bambina, sogna un vestito come quelli che indossava l'imperatrice Sissi, di quelli cosi' ampi che quando scendi le scale lasciano dietro di te un fruscio di stoffe preziose. "Adesso la vita ha in serbo per me una diversa meraviglia, si nasconde sotto la mia maglietta bianca e si riflette su questa luccicante vetrina", pensa quella donna.
Dopo qualche tempo da quel sogno ad occhi aperti, e' arrivata Caterina a riempire di sentimenti appaganti come mai la casa di quella donna. La piccola ancora non indossa abiti cosi' suntuosi, ma si comporta gia' da piccola imperatrice...e' pur sempre un inizio!


mercoledì 24 settembre 2008

coffee

Il caffe' non e' solo una bevanda scura, dall'aroma dalle mille variabili, dal profumo inconfondibile, che si beve prevalentemente bollente, seduti al tavolo con un amico o di corsa al bar alla mattina. Questa e' solo la versione italiana del caffe'. Poi c'e' quella americana, che e' tutta un'altra cosa. Il coffee e' piu' un compagno di vita, qualcosa che ti accompagna per tutto il corso della giornata, di cui senti la mancanza tra le mani come senti la mancanza delle sigarette se hai appena smesso di fumare, qualcosa che non puo' mai mancare in macchina se stai andando al lavoro, qualcosa che puoi reperire a tutte le ore del giorno e della notte, ovunque, e che sa sempre lo stesso sapore di bruciacchiato. Piu' che risolversi in una semplice, italiana e piacevole sensazione del palato, e' un mood. La nostra vicina di casa esce al mattino con i capelli biondi ancora bagnati, la borsa da lavoro da una parte, il pranzo in un sacchetto e il coffee dall'altra. Il carpentiere che lavora nella nuova costruzione dietro casa nostra, arriva alle 6:30 con il coffee nell'apposito porta bevande della macchina e, prima di scendere, lo beve lentamente. Le mie studentesse di italiano arrivano tutte a lezione con il loro coffee e lo sorseggiano lentamente mentre ascoltano la sottoscritta che cerca di spiegare loro le profonde ragioni per le quali il cappuccino in Italia si beve entro le 11 del mattino, dopodiche' qualcuno potrebbe considerarlo un insulto. Mike, il mio prof di writing di UCSD, arrivava in classe con la mug di coffee bollente. Il must have degli accessori per il passeggino e' il porta mug per la mamma che lo deve spingere, mica le mille e una posizioni in cui si puo' reclinare lo schienale per il bambino, tanto se deve dormire dorme comunque, altrimenti piange, e piange comunque. La macchina e' cool solo se ha almeno 10 postazioni per appoggiare il coffee (by the way, la nostra ne ha 16, ma non vi voglio anticipare troppo che quello sara' il prossimo post!), in modo tale che tu non debba nemmeno cercarla, e' gia' li', la vedi, e' pronta all'uso, qualsiasi sia il posto in cui seduto, non ti devi chiedere "adesso dove appoggio il coffee" perche' lo sai gia' dove appoggiarlo.
Ovviamente ci manca il caffe' italiano, cosi' come ci manca la dimensione del bar italiano, soprattutto in versione mattutina, quando straripa di gente. Ma vivere in un Paese straniero senza voler cambiare affatto le proprie abitudini e' da stolti. Significa non avere la mente aperta a nuove esperienze di vita e allora tanto vale restarsene in patria. Quindi, dopo aver scartato la versione del caffe' che non e' caffe' e sa solo di bruciacchiato (va bene cambiare le proprie abitudini, ma qualcuno a casa ha abituato il mio palato ad un certo tipo di sapori raffinati), mi sono dedicata alla ricerca dell'intruglio perfetto con cui riempire la mia mug. E l'ho trovato, ovviamente. Nelle mille versioni piccola media e grande (e grande vuol dire grande per davvero, credo che arriviamo sul mezzo litro di roba) di cappuccino - pronuncia cappaccino - con la schiuma dry or wet, di caffe' freddi, di latte - pronuncia latti - con dentro tutti i possibili immaginabili sapori, la Martin e' approdata al white chocolate mocha. Mocha significa intruglio di coffee, latte e cioccolato. Per me in versione bianca e per Ge in versione dark. E ormai sta diventando qualcosa a cui si fatica a rinunciare. Cosi' mentre scrivo i posts del blog, sono seduta al Bird Rock Coffee Rosters e sono collegata al mondo con il pc, free wireless LAN ;-) Anche qui bisogna trovare le proprie piccole abitudini che ti fanno sentire un po' a casa, no?

giovedì 28 agosto 2008

PR (Parentesi Rosa): il test di gravidanza

Vi avevo promesso una parentesi rosa sulla gravidanza. Questa e' la prima, ad uso e consumo delle donne, ma anche di quegli uomini che ci sono gia' passati o che vorranno passarci, assumendosene ogni responsabilita'. Cominciamo dall'inizio.
In quei pochi giorni, che pero’ sembrano infiniti, che vanno dal momento del probabile concepimento al momento del possibile ciclo mensile, si provano delle sensazioni strane e complicate (non che le donne siano mai NON complicate). L'umore muta velocemente, parliamo di secondi, un attimo prima si cerca di ignorare i sintomi evidenti che qualcosa sta cambiando nel corpo - non preoccupatevi, niente di che, solo una valanga di ormoni che mette in moto e che vi accompagna per i successivi 9 mesi – un attimo dopo si consulta freneticamente e in modo ossessivo il web alla ricerca del sito perfetto che ti dica quali sono effettivamente i VERI sintomi della gravidanza, quelli che se ce li hai sei incinta 100%. Non esiste. So che al momento giusto lo cercherete invano anche voi, testarde come me. Ma non esiste, perche’ ognuna ha i suoi ormoni, ergo, ognuna ha le sue paturnie, i suoi personalissimi sintomi, le sue sensazioni. Ad un certo punto, quindi, diventa inevitabile affidarsi alla scienza. Si varca la soglia di un qualsiasi negozio che lo venda (io il mio preferito, CVS Pharmacy. By the way, vi consiglio di farci un giro se siete negli States che imparate un sacco di cose), per comperare il test di gravidanza, ma quello perfetto. Quale sia, non si sa.

C'e' quello che ti da' la risposta con certezza cinque giorni, dico C-I-N-Q-U-E-G-I-O-R-N-I prima della data prevista per il ciclo, c'e' quello digitale che ti scrive pregnant o non pregnant, c'e' il modello antico con le strisce che si colorano di rosso o di blu, c'e' quello organic che utilizza solo materiali riciclati, quello con l'inno americano se sei pregnant e con l'inno cinese se non lo sei, quello che ti parla e che ti consola se sei pregnant ma non volevi esserlo perche' stato uno sbaglio (si, pero' mentre si scopava non sembrava in effetti proprio cosi' sbagliato in senso stretto).

Ho scoperto che gli uomini preferiscono, per sconosciute ragioni (poi siamo noi le complicate), ritardare il momento della scoperta della verita'. Aspettiamo che almeno che ci siano due/tre giorni di ritardo rispetto alla data prevista per il ciclo, dicono. Che cooooosa? Due/tre giorni???? Ma se il progresso ci regala il test che ci dice con assoluta certezza al 79% che sei pregnant cinque giorni prima della data del ciclo? Per quale misterioso ed inspiegabile motivo dobbiamo aspettare noi? Cioe', mi domando, se si parla di Wii e Ipod Touch orgasmico dobbiamo avere in casa l'ultimissimo modello che se no l'uomo si sente sempre un passo indietro rispetto al collega, pero' per il test di gravidanza no, la tecnologia ci fa schifo e dobbiamo aspettare che arrivi la data del secondo ciclo mancato per fare la prova del nove. Poi scrivono fior fiori di psicologi e sociologhi che uomini e donne a volte non si capiscono. Confermo, a volte gli abissi della mente umana lasciano dei buchi neri invalicabili, non c'e' dubbio, ed e' inutile ostinarsi per renderli valicabili.

Per chiudere: quando avrete scelto il test che piu' vi ispira - andateci da sole a prenderlo, cosi' avrete piena liberta' di scelta - e ci sara' poi scritto che in effetti un fagottino di pochi centrimeri sta crescendo nella vostra pancia, comincia la poesia. E l'avventura, direi ;-)

Did you park on the wrong side of the road or what else?

Dunque, siamo in macchina dall'Arizona verso la California e sulla strada del ritorno, dopo la bellissima Yuma (avete visto 3:10 to Yuma con Brad Pitt? No? Allora lasciate perdere, questa volta Brad non vale il prezzo del biglietto del cinema, pero' quella Yuma e' quella che abbiamo visto noi), il paesaggio si colora dei colori del deserto e lo sguardo si perde tra le dune di sabbia. La tappa e' obbligatoria per scattare qualche foto. Ma a noi non piace fare le cose facili - quando mai? - quindi usciamo dall'autostrada e mica ci fermiamo dove si fermano tutti vicino alla recreational aerea dove noleggiano moto ed altre amenita' americane per divertirsi sulla sabbia (cosa che tanto non possiamo fare visto lo stato interessante della sottoscritta), decidiamo di andare lontani dalla folla, per goderci il paesaggio. Troviamo il posto perfetto per scattare le foto, senza nessuno che, sgradito, possa invadere la foto perfetta che stiamo cercando. Sto guidando io. Dico a Ge: Parcheggiamo sul bordo della strada? - Certo, va benissimo. Le ruote davanti della mitica, europea e soprattutto tedesca Jetta affondano in quello che solo all'apparenza e' un terreno fatto di sassi e sabbia, ma in realta' e' pura sabbia. Dico a Ge: Guarda che non veniamo piu' fuori. - Ma no, non preoccuparti, vai avanti. Vado avanti. Un metro e mezzo e la macchina affonda nel terreno come nel fango. Vedo il livello dell'asfalto della strada alzarsi di circa mezzo metro rispetto a noi. Scendo dalla macchina. Crisi isterica di pianto della donna incinta che si immagina costretta a trascorrere la notte nel bel mezzo del nulla, circondata da bestie sconosciute che mettono in pericolo la sua incolumita' nonche' quella della creatura che porta in grembo. Per fortuna Ge prende in mano la situazione, infila le scarpe ginniche, mi molla da sola sul ciglio della strada e va a cercare aiuto. Lo vedo allontanarsi mentre corre sull'asfalto che fuma dal caldo, mi siedo per terra, vengo assalita da circa un centinaio di formiche rosse giganti che mi camminano sui piedi scalzi e guardo la porta del guidatore della nostra Jetta che nemmeno si apre da quanto e' immersa nella sabbia.
Ad un certo punto mi pare di sentire il rumore di un motore, e non mi sbaglio, non e' un'allucinazione. No. Compare sulla cima della duna di sabbia che ho davanti un truck bianco gigante, delle dimensioni che solo gli Ing. americani possono concepire. Mi alzo di scatto e muovo le braccia. Si avvicina questo mostro esplosivo di meccanica ed ingegneria. Dal finestrino sbuca un braccio abbronzatissimo con i peli biondi, seguito da un sorriso a 32 denti americani sbiancati di recente che fa pure lo spiritoso: Did you park on the wrong way of the road or what else? Dopo dieci secondi e' gia' sceso dal truck con una corda in mano, con due nodi sapienti l'ha gia' agganciata alla Jetta, mi ha dato istruzioni di accendere la macchina, metterla in folle e tenere le ruote diritte. Dopo tre secondi sono fuori dalla sabbia.
Squilla il cellulare e mi risveglio dal sogno di essere stata, finalmente una volta nella vita, salvata da un vero eroe in divisa: ops, mi son scordata di avere un marito che nel frattempo, gocciolante di sudore e arso dal caldo del deserto, ha raggiunto la recreational aerea e sta chiedendo aiuto.
La lezione di vita?
Le tedesche non sono fatte per andare sulla sabbia (e d'altronde non e' che si possa pretendere altro dai Tedeschi) e sti trucks enormi, spaventosi e affascinanti, sono fondamentali per tirare fuori due pivelli con la Jetta insabbiata.