venerdì 14 novembre 2008

bilancio dopo un anno

Approfitto di una pausa, gentilmente concessa da Caterina, in cui non sono del tutto offuscata dal ritmo delle nostre nuove notti, per scrivere quello che io e Gerardo avevamo abbozzato lo scorso 18 ottobre, quando abbiamo festeggiato l'anniversario dell'arrivo a SD.
Abbiamo deciso di rendervi partecipi del nostro bilancio annuale, dieci aspetti di quest'America che ci hanno entusiasmato e dieci altri che ci hanno delusi. Ecco il risultato del nostro brainstorm:
ENTUSIASMI
1. Il prezzo della benzina sale - e fin qui tutto normale, pare impossibile, ma anche in Italia succede - e (neanche tanto miracolosamente) SCENDE, ma per davvero. Solo tre mesi fa il costo era poco piu' di 4$ al gallone, questa mattina era di 2.19$ al gallone. E un gallone sono poco meno di 4 litri, lascio a voi crogiolarvi nel calcolo galloni/litri/dollari/euro che vi fara' cadere dalla sedia!
2. Nelle freeway le direzioni sono indicate come north, south, east, west. Non c'e' scritto direzione Gravellona Toce, che se non sai a memoria la geografia dello stivale studiata alle elementari, come la sottoscritta, non capisci dove diamine devi andare e rischi lo schianto, o la retromarcia di quei pazzi che perdono l'uscita e tornano indietro mentre le altre macchine sfrecciano li' accanto a 180km all'ora.
3. Il drive through, l'invenzione somma del millennio scorso: ovvero prelevi i soldi dal bancomat, imbuchi la posta, ordini da mangiare, comodamente seduto in macchina. Se si puo' evitare di fare due passi due, perche' no?
4. La return policy, ovvero, compri quello che ti pare e se poi non funziona, non ti piace piu' quel colore, non si intona con gli occhiali da sole che ti hanno regalato, non e' in sintonia con l'arredamento di casa, lo vuoi provare per una sola sera e poi ne hai abbastanza, lo restituisci. Fin qui tutto ok, direte voi. Invece no. Lo restituisci e il negozio dove l'hai acquistato ti restituisce i soldi immediatamente, o te lo cambia con altro oggetto di tuo gradimento, senza battere ciglio, senza fare domande, senza ispezionare l'oggetto come fosse un rifiuto tossico da cui stare lontani, senza guardarti come se fossi il solito cliente che vuole approfittarne per motivi oscuri che il commesso di turno e' chiamato a scovare.
5. I saldi sono saldi veri, non vengono rispolverati i fondi del magazzino con gli stivali a punta che andavano tre anni fa e maglioni che non si metterebbe nemmeno il piu' nostalgico degli anni ottanta. Si trovano esattamente le stesse merci che c'erano la settimana prima dell'inizio dei saldi, a prezzo per lo piu' dimezzato e, meraviglia delle meraviglie, cominciano PRIMA di Natale (e dopo proseguono con prezzi ancora piu' stracciati), e ci sono pure in tutti i weekend di festa, tutti, nessuno escluso. Gli Americani SANNO cos'e' lo shopping, non c'e' ombra di dubbio.
6. Gli orari dei negozi, dei supermercati, degli uffici ti fanno dimenticare il susseguirsi dei giorni della settimana. I supermercati sono SEMPRE aperti. I miei tre di fiducia sono aperti tutti i giorni della settimana, dalle 5 del mattino all'una di notte. Non devi programmare con tre settimane d'anticipo la spesa per la cena con gli amici, non devi disturbare la vicina di casa se ti manca il sale (anche se questo potrebbe essere piacevole, dipende dalla vicina), non devi usare i fazzoletti di carta o, peggio, i giornali vecchi, se hai finito la carta igienica, non devi piazzarti davanti al Crai sotto casa alle 8:30 del mattino per essere in tribunale alle 9 (lo facevo per davvero, giuro che lo facevo), non devi lottare nella bolgia infernale del supermercato il sabato mattina, puoi pensare all'ultimo secondo cosa hai voglia di mangiare, che tanto c'e' sempre un Vons, un Henry's, un Trader Joe's con un cassiere sorridente che ti aspetta e ti chiede carinamente "how you doing today?". E non parliamo della pharmacy, tipo CVS, che e' aperta 7 giorni su 7, 24 ore su 24, 365 giorni all'anno (l'anno scorso la sera di Natale io e Gerardo siamo andati a comperare mezzo gallone di latte anche se non ci serviva, solo per il gusto di poterci entrare la notte di Natale). Per gli uffici piu' o meno e' lo stesso: potete spiegarmi perche' a Torino dovevo sincronizzare l'orologio chiamando l'apposito numero della Telecom per depositare un assegno in banca che era aperta dalle 8:35 alle 13:40 e poi dalle 14:10 alle 14:46, mentre qui le banche sono aperte dalle 7 del mattino alle 6 di sera, compreso il sabato? Faranno pur sempre le stesse cose gli impiegati di banca o no?
7. I parcheggi sono sempre grandi e spaziosi: ovunque tu vada, troverai un pargheggio comodo e con una sola manovra avrai piazzato la tua macchina gigante. La gente e' piu' felice se non si stressa.
8. Burocrazia non e' piu' una parola che fa pensare a lunghe code in uno squallido ufficio puzzolente di sigaretta dai tempi in cui si poteva fumare dapperttutto, con l'impiegato di turno che non sorride sebbene sia, a modo suo, felice, dove sai gia' che dovrai litigare perche', arrivata allo sportello, scopri di aver sbagliato fila. No. Qui funziona tutto per posta, e velocemente. Caterina e' nata tre settimane fa e oggi nella buca delle lettere c'era il suo SSN, ovvero il suo codice fiscale. Se invii la tua dichiarazione dei redditi on line (il commercialista non esiste, of course) ad aprile, a meta' maggio ricevi un assegno con il quale lo Stato ti restituisce i soldi a credito. Se hai un problema con la caldaia a gas, l'omino corrispondente a quello dell'Italgas italiano arriva entro due ore, e sono davvero due ore effettive, non due ore di attesa "la linea e' momentaneamente occupata si prega di attendere" piu' il tempo per convincere chi risponde che c'e' effettivamente un problema ed altri due giorni perche' qualcuno suoni il campanello di casa tua con due ore di ritardo rispetto all'orario previsto, quando tu ormai sei gia' rientrato in ufficio.
9. In macchina e' consentito e lecito non essere incazzati e nervosi: quasi nessuno supera i limiti di velocita' standoti a due centimetri dal bagagliaio sfareggiando anche se il tuo contachilometri segna 140; se sei un pedone, si fermano e ti fanno passare, anche se non sei sulle strisce. Lo so che non ci credete, ma accade per davvero al di fuori del territorio della Repubblica italiana.
10. (questo e' un ovvio suggerimento di Gerardo): le ragazze californiane bionde che si incontrano al supermercato, "coperte" da un paio di mini shorts, una canotta e con i boots ai piedi, dalle belle gambe abbronzate, che non se la tirano e ti possono anche regalare uno sguardo sorridente, coscienti che, oltre a loro, tante altre ce l'hanno e la mettono pure in funzione ;-)
DELUSIONI
1. Tutto quello che bevi, lo devi bere a temperature siberiane. Non si concepisce la bibita senza ghiaccio. Meglio, gli Americani non concepiscono la mancanza di ghiaccio in ogni dove (fatevi un giro al banco frigo del supermercato, poi mi dite quanto tempo impiega ad arrivarvi il cagone fulminante).
2. I ristoranti italiani dove l'influenza del Maestro Marchesi non e' riuscita ad arrivare. D'altronde l'oceano e' immenso. Spaghetti alla carbonara - ingredienti: eggs, onion, shrimp, peas, bacon.
3. Le scarpe da uomo: a punta rigorosamente quadrata, sono indenni al passare delle mode. Sempre quadrata e'.
4. Guidare negli States e' facile, facilissimo. L'unico stress - quantomeno per noi Italiani - sono gli altri utenti della strada. Eccessivamente prudenti, anche quando non ce n'e' bisogno, spesso rasentano l'imbecillita'. E l'importante per loro e' fermarsi, qualunque cosa stia succedendo. La parola d'ordine e' "fermati e lascia che gli altri decidano per te".
5. All'inizio di settembre nei negozi c'erano scaffali tappezzati di ogni amenita' per Halloween. All'inizio di ottobre c'erano gia' le palle di Natale. Ve l'ho detto che ne sanno di shopping. Solo che, come sempre, esagerano un po'. Pero' c'e' gente che si prende avanti. Giuro. Io ne ho visto piu' di qualcuno che sceglie le palle di Natale, le decorazioni luccicanti per il giardino (quest'anno tocca anche a noi eh, non transigo), le ghirlande e perfino la carta da pacchi. Non sia mai che si prende senza la sera della Vigilia.
6. Il bbq asiatico dei vicini: d'estate - e non solo d'estate, visto che ieri e oggi c'erano 29 gradi! - si sta benissimo a mangiare fuori, non fosse per i fumi nauseabondi che provengono dal giardino delle vicine. Evabbe' che tutti hanno la mania dell'asian e dell'asian fusion, qualsiasi cosa questo implichi, ma il cibo, se cosi' si puo' chiamare, che Brenda cucina e' davvero intollerabile. Soprattutto mentre noi ci gustiamo un double filet mignon al sangue, o un piatto di pasta come si deve.
7. Manca una piazza, dove sedersi alla sera per un aperitivo con gli amici; manca un bar dove prendere un caffe' al volo al mattino o un cappuccino con la brioche la domenica; manca una pasticceria dove gustarsi qualche delizia cioccolatosa; manca il "casolin" dove comperare la mortadella e dove c'e' profumo perenne di asiago; manca il Bar Sport dove mangiare un toast e manca Renzo, dove mangiare le mitiche tartine (i vicentini sanno di cosa sto parlando).
8. Evabbe' che e' tanto bello conoscere gente che viene da tutto il mondo, ma l'Indiano che rutta durante le riunioni di lavoro e gli Asiatici che puzzano di aglio alle 7:30 del mattino sono davvero troppo anche per chi e' ben disposto verso il prossimo.
9. Le zucchine non sanno di zucchine. Sanno di schifo. E hanno milioni di semi enormi. Credetemi sulla parola.
10. (sempre su suggerimento di Gerardo): gli uomini hanno dimensioni doppie rispetto all'uomo medio europeo (e non parlo di dimensioni intime, parlo di fisico). Dopo mesi di dedizione forsennata allo sport - interrotta brutalmente dall'arrivo di Caterina ;-) - Gerard ha sentenziato che qui gli uomini vengono nutriti sin da piccoli con sostanze a noi sconosciute che consentono loro di avere un fisico davvero possente a partire dai 14 anni. Sara' la pozione magica di Obelix?

martedì 4 novembre 2008

I had a dream...

...una meravigliosa vetrina in Rodeo Drive, Los Angeles. Una donna che, sin da bambina, sogna un vestito come quelli che indossava l'imperatrice Sissi, di quelli cosi' ampi che quando scendi le scale lasciano dietro di te un fruscio di stoffe preziose. "Adesso la vita ha in serbo per me una diversa meraviglia, si nasconde sotto la mia maglietta bianca e si riflette su questa luccicante vetrina", pensa quella donna.
Dopo qualche tempo da quel sogno ad occhi aperti, e' arrivata Caterina a riempire di sentimenti appaganti come mai la casa di quella donna. La piccola ancora non indossa abiti cosi' suntuosi, ma si comporta gia' da piccola imperatrice...e' pur sempre un inizio!


mercoledì 24 settembre 2008

coffee

Il caffe' non e' solo una bevanda scura, dall'aroma dalle mille variabili, dal profumo inconfondibile, che si beve prevalentemente bollente, seduti al tavolo con un amico o di corsa al bar alla mattina. Questa e' solo la versione italiana del caffe'. Poi c'e' quella americana, che e' tutta un'altra cosa. Il coffee e' piu' un compagno di vita, qualcosa che ti accompagna per tutto il corso della giornata, di cui senti la mancanza tra le mani come senti la mancanza delle sigarette se hai appena smesso di fumare, qualcosa che non puo' mai mancare in macchina se stai andando al lavoro, qualcosa che puoi reperire a tutte le ore del giorno e della notte, ovunque, e che sa sempre lo stesso sapore di bruciacchiato. Piu' che risolversi in una semplice, italiana e piacevole sensazione del palato, e' un mood. La nostra vicina di casa esce al mattino con i capelli biondi ancora bagnati, la borsa da lavoro da una parte, il pranzo in un sacchetto e il coffee dall'altra. Il carpentiere che lavora nella nuova costruzione dietro casa nostra, arriva alle 6:30 con il coffee nell'apposito porta bevande della macchina e, prima di scendere, lo beve lentamente. Le mie studentesse di italiano arrivano tutte a lezione con il loro coffee e lo sorseggiano lentamente mentre ascoltano la sottoscritta che cerca di spiegare loro le profonde ragioni per le quali il cappuccino in Italia si beve entro le 11 del mattino, dopodiche' qualcuno potrebbe considerarlo un insulto. Mike, il mio prof di writing di UCSD, arrivava in classe con la mug di coffee bollente. Il must have degli accessori per il passeggino e' il porta mug per la mamma che lo deve spingere, mica le mille e una posizioni in cui si puo' reclinare lo schienale per il bambino, tanto se deve dormire dorme comunque, altrimenti piange, e piange comunque. La macchina e' cool solo se ha almeno 10 postazioni per appoggiare il coffee (by the way, la nostra ne ha 16, ma non vi voglio anticipare troppo che quello sara' il prossimo post!), in modo tale che tu non debba nemmeno cercarla, e' gia' li', la vedi, e' pronta all'uso, qualsiasi sia il posto in cui seduto, non ti devi chiedere "adesso dove appoggio il coffee" perche' lo sai gia' dove appoggiarlo.
Ovviamente ci manca il caffe' italiano, cosi' come ci manca la dimensione del bar italiano, soprattutto in versione mattutina, quando straripa di gente. Ma vivere in un Paese straniero senza voler cambiare affatto le proprie abitudini e' da stolti. Significa non avere la mente aperta a nuove esperienze di vita e allora tanto vale restarsene in patria. Quindi, dopo aver scartato la versione del caffe' che non e' caffe' e sa solo di bruciacchiato (va bene cambiare le proprie abitudini, ma qualcuno a casa ha abituato il mio palato ad un certo tipo di sapori raffinati), mi sono dedicata alla ricerca dell'intruglio perfetto con cui riempire la mia mug. E l'ho trovato, ovviamente. Nelle mille versioni piccola media e grande (e grande vuol dire grande per davvero, credo che arriviamo sul mezzo litro di roba) di cappuccino - pronuncia cappaccino - con la schiuma dry or wet, di caffe' freddi, di latte - pronuncia latti - con dentro tutti i possibili immaginabili sapori, la Martin e' approdata al white chocolate mocha. Mocha significa intruglio di coffee, latte e cioccolato. Per me in versione bianca e per Ge in versione dark. E ormai sta diventando qualcosa a cui si fatica a rinunciare. Cosi' mentre scrivo i posts del blog, sono seduta al Bird Rock Coffee Rosters e sono collegata al mondo con il pc, free wireless LAN ;-) Anche qui bisogna trovare le proprie piccole abitudini che ti fanno sentire un po' a casa, no?

giovedì 28 agosto 2008

PR (Parentesi Rosa): il test di gravidanza

Vi avevo promesso una parentesi rosa sulla gravidanza. Questa e' la prima, ad uso e consumo delle donne, ma anche di quegli uomini che ci sono gia' passati o che vorranno passarci, assumendosene ogni responsabilita'. Cominciamo dall'inizio.
In quei pochi giorni, che pero’ sembrano infiniti, che vanno dal momento del probabile concepimento al momento del possibile ciclo mensile, si provano delle sensazioni strane e complicate (non che le donne siano mai NON complicate). L'umore muta velocemente, parliamo di secondi, un attimo prima si cerca di ignorare i sintomi evidenti che qualcosa sta cambiando nel corpo - non preoccupatevi, niente di che, solo una valanga di ormoni che mette in moto e che vi accompagna per i successivi 9 mesi – un attimo dopo si consulta freneticamente e in modo ossessivo il web alla ricerca del sito perfetto che ti dica quali sono effettivamente i VERI sintomi della gravidanza, quelli che se ce li hai sei incinta 100%. Non esiste. So che al momento giusto lo cercherete invano anche voi, testarde come me. Ma non esiste, perche’ ognuna ha i suoi ormoni, ergo, ognuna ha le sue paturnie, i suoi personalissimi sintomi, le sue sensazioni. Ad un certo punto, quindi, diventa inevitabile affidarsi alla scienza. Si varca la soglia di un qualsiasi negozio che lo venda (io il mio preferito, CVS Pharmacy. By the way, vi consiglio di farci un giro se siete negli States che imparate un sacco di cose), per comperare il test di gravidanza, ma quello perfetto. Quale sia, non si sa.

C'e' quello che ti da' la risposta con certezza cinque giorni, dico C-I-N-Q-U-E-G-I-O-R-N-I prima della data prevista per il ciclo, c'e' quello digitale che ti scrive pregnant o non pregnant, c'e' il modello antico con le strisce che si colorano di rosso o di blu, c'e' quello organic che utilizza solo materiali riciclati, quello con l'inno americano se sei pregnant e con l'inno cinese se non lo sei, quello che ti parla e che ti consola se sei pregnant ma non volevi esserlo perche' stato uno sbaglio (si, pero' mentre si scopava non sembrava in effetti proprio cosi' sbagliato in senso stretto).

Ho scoperto che gli uomini preferiscono, per sconosciute ragioni (poi siamo noi le complicate), ritardare il momento della scoperta della verita'. Aspettiamo che almeno che ci siano due/tre giorni di ritardo rispetto alla data prevista per il ciclo, dicono. Che cooooosa? Due/tre giorni???? Ma se il progresso ci regala il test che ci dice con assoluta certezza al 79% che sei pregnant cinque giorni prima della data del ciclo? Per quale misterioso ed inspiegabile motivo dobbiamo aspettare noi? Cioe', mi domando, se si parla di Wii e Ipod Touch orgasmico dobbiamo avere in casa l'ultimissimo modello che se no l'uomo si sente sempre un passo indietro rispetto al collega, pero' per il test di gravidanza no, la tecnologia ci fa schifo e dobbiamo aspettare che arrivi la data del secondo ciclo mancato per fare la prova del nove. Poi scrivono fior fiori di psicologi e sociologhi che uomini e donne a volte non si capiscono. Confermo, a volte gli abissi della mente umana lasciano dei buchi neri invalicabili, non c'e' dubbio, ed e' inutile ostinarsi per renderli valicabili.

Per chiudere: quando avrete scelto il test che piu' vi ispira - andateci da sole a prenderlo, cosi' avrete piena liberta' di scelta - e ci sara' poi scritto che in effetti un fagottino di pochi centrimeri sta crescendo nella vostra pancia, comincia la poesia. E l'avventura, direi ;-)

Did you park on the wrong side of the road or what else?

Dunque, siamo in macchina dall'Arizona verso la California e sulla strada del ritorno, dopo la bellissima Yuma (avete visto 3:10 to Yuma con Brad Pitt? No? Allora lasciate perdere, questa volta Brad non vale il prezzo del biglietto del cinema, pero' quella Yuma e' quella che abbiamo visto noi), il paesaggio si colora dei colori del deserto e lo sguardo si perde tra le dune di sabbia. La tappa e' obbligatoria per scattare qualche foto. Ma a noi non piace fare le cose facili - quando mai? - quindi usciamo dall'autostrada e mica ci fermiamo dove si fermano tutti vicino alla recreational aerea dove noleggiano moto ed altre amenita' americane per divertirsi sulla sabbia (cosa che tanto non possiamo fare visto lo stato interessante della sottoscritta), decidiamo di andare lontani dalla folla, per goderci il paesaggio. Troviamo il posto perfetto per scattare le foto, senza nessuno che, sgradito, possa invadere la foto perfetta che stiamo cercando. Sto guidando io. Dico a Ge: Parcheggiamo sul bordo della strada? - Certo, va benissimo. Le ruote davanti della mitica, europea e soprattutto tedesca Jetta affondano in quello che solo all'apparenza e' un terreno fatto di sassi e sabbia, ma in realta' e' pura sabbia. Dico a Ge: Guarda che non veniamo piu' fuori. - Ma no, non preoccuparti, vai avanti. Vado avanti. Un metro e mezzo e la macchina affonda nel terreno come nel fango. Vedo il livello dell'asfalto della strada alzarsi di circa mezzo metro rispetto a noi. Scendo dalla macchina. Crisi isterica di pianto della donna incinta che si immagina costretta a trascorrere la notte nel bel mezzo del nulla, circondata da bestie sconosciute che mettono in pericolo la sua incolumita' nonche' quella della creatura che porta in grembo. Per fortuna Ge prende in mano la situazione, infila le scarpe ginniche, mi molla da sola sul ciglio della strada e va a cercare aiuto. Lo vedo allontanarsi mentre corre sull'asfalto che fuma dal caldo, mi siedo per terra, vengo assalita da circa un centinaio di formiche rosse giganti che mi camminano sui piedi scalzi e guardo la porta del guidatore della nostra Jetta che nemmeno si apre da quanto e' immersa nella sabbia.
Ad un certo punto mi pare di sentire il rumore di un motore, e non mi sbaglio, non e' un'allucinazione. No. Compare sulla cima della duna di sabbia che ho davanti un truck bianco gigante, delle dimensioni che solo gli Ing. americani possono concepire. Mi alzo di scatto e muovo le braccia. Si avvicina questo mostro esplosivo di meccanica ed ingegneria. Dal finestrino sbuca un braccio abbronzatissimo con i peli biondi, seguito da un sorriso a 32 denti americani sbiancati di recente che fa pure lo spiritoso: Did you park on the wrong way of the road or what else? Dopo dieci secondi e' gia' sceso dal truck con una corda in mano, con due nodi sapienti l'ha gia' agganciata alla Jetta, mi ha dato istruzioni di accendere la macchina, metterla in folle e tenere le ruote diritte. Dopo tre secondi sono fuori dalla sabbia.
Squilla il cellulare e mi risveglio dal sogno di essere stata, finalmente una volta nella vita, salvata da un vero eroe in divisa: ops, mi son scordata di avere un marito che nel frattempo, gocciolante di sudore e arso dal caldo del deserto, ha raggiunto la recreational aerea e sta chiedendo aiuto.
La lezione di vita?
Le tedesche non sono fatte per andare sulla sabbia (e d'altronde non e' che si possa pretendere altro dai Tedeschi) e sti trucks enormi, spaventosi e affascinanti, sono fondamentali per tirare fuori due pivelli con la Jetta insabbiata.

venerdì 8 agosto 2008

saguaro national park

Lunedi' 26 maggio qui era festa: il Memorial Day e' il giorno di commemorazione di tutti gli uomini e le donne che hanno perso la vita durante il servizio militare a difesa del loro Paese. Non ricordo se l'ho gia' scritto, ma gli Americani sulla scelta delle date delle festivita' sono dei grandi: non esistendo feste religiose, e quindi giorni fissi per ogni festa, vedono bene di piazzarle o il venerdi' (il Thanksgiving addirittura il giovedi') o il lunedi', in modo che poi si faccia il weekend lungo. Mica scemi eh? E quindi il Memorial Day ogni anno cade l'ultimo lunedi' del mese di maggio.
Dunque, weekend lungo e noi si decide di fare la classica gita fuori porta, che poi qui fuori porta significa che si percorrono miglia e miglia e ancora miglia in macchina, a meno di non scegliere direttamente l'aereo. Ma volete mettere il fascino del viaggio on the road sulle strade americane?
Eccolo qui il fascino: Si guida per 5 ore verso l'Arizona su una strada completamente deserta, si incrociano raramente altre macchine, piu' spesso minacciose auto della polizia, con le loro mille luci colorate (che, devo essere sincera, sembrano quelle con cui mio fratello giocava quando era piccolo), si rispettano i limiti di velocita' - non fate gli sboroni, lo fareste anche voi se vi capitasse di guidare qui - ogni 60 miglia c'e' l'indicazione di un'uscita per una localita' sconosciuta di cui non si vede traccia alcuna, quanto meno per la portata dello sguardo umano, ogni 100 miglia c'e' l'indispensabile area di ristoro che puo' comprendere, a seconda del posto, Burger King Mac Donald 76 ampm Starbucks Arco oppure Shell Rubios In-n-Out Jack in the Box Carl's Juniors, che comunicano, a chi frequenta le strade americane da un po', quel senso di continuita' con quello che ci si e' lasciato alle spalle che, non pare mica, ma consola (insomma, in qualsiasi localita' degli immensi Stati Uniti d'America, potete trovare lo stesso identico posto che avete di fronte a casa, cosa che, non pare, ma da' serenita' alla mente poco elastica di chi vive qui). Percorse queste poche centinaia di miglia verso Tucson (che si legge proprio Tuson, con leggerissima pronuncia della u, che pero' c'e' e non c'e'), dopo aver passato quasi indenni il posto di blocco al confine dello Stato della California con l'Arizona (i.e. quattro tendoni bianchi in mezzo al deserto del nulla, con 50 poliziotti bardati con divisa nera e anfibi - NB siamo nel DESERTO, ci sono circa 45 gradi all'ombra - che fermano circa una macchina all'ora e percio' vogliono controllare almeno tutti i documenti ed il contenuto del bagagliaio - se no che cazzo fanno tutto il giorno li' in 50? Cerchiamo anche di capire), arriviamo a Tombstone.
Ecco, Tombstone e' una creazione squisitamente americana, dove si capisce il profondo significato della parola Far West, molto far e very west. Nel lontano 1800 qui c'erano i cowboys e, se si e' fortunati come lo siamo stati noi, qualche esemplare sporco di sangue - segno tangibile degli scontri a fuoco - visibilmente affaticato e conetnto di essersi salvato la pelle, almeno sta volta si e' conservato fino ai giorni nostri. Ed e' cosi' che, sulla strada pressoche' deserta di Tombstone, stante la difficolta' di raggiungere la localita' in diligenza, abbiamo potuto fissare sulla camera un'immagine irripetibile:

















Lasciata poi Tombstone, siamo arrivati a Tucson, ridente cittadina dell'Arizona dove i giovani d'oggi si vestono come veri cowboys, con tanto di stivali con speroni, cappello e laccetto con fibbia d'argento a chiudere la camicia, seduti in sella ai loro favolosi trucks. Il giorno dopo hiking nel Saguaro National Park, vera ragione per cui ci siamo spinti cosi' lontano.
Saguaro e' il nome dei cactus giganti - sono letteralmente giganti, niente di quello che avete visto sino ad ora, niente a che vedere con quello che la vostra mente puo' lontanamente immaginare - ed il Saguaro National Park altro non e' che una distesa deserta di cactus giganti percorsa da roadrunners (avete presente il cartone animato che faceva bi-bip? Quello che scappa alla velocita' della luce dal coyote che fa di tutto per catturarlo? Ecco, esiste davvero e, ovviamente, e' impossibile da fotografare perche' corre velocissimo, e, quando lo si vede per la prima volta si diventa improvvisamente solidali con il povero coyote: dopo anni e anni in cui abbiamo riso a crapapelle per quanto era sfigato, pensando, ignoranti, che fosse una mera creazione di qualche cartonista. No. Non e' affatto cosi', esite davvero ed e' un piccolo stronzo che corre a piu' non posso nel deserto).
Giusto per darvi un'idea della grandezza di sti cactus:





















il bello, pero', viene dopo, sulla strada del ritorno...

martedì 22 luglio 2008

the last 4 months

Mi pare perfino impossibile che siano passati 4 mesi , ragazzi. Eppure, cosi' dice la data dell'ultimo post, quindi oggi , seduta in un bellissimo caffe' vicino all'oceano, mi sono decisa a scrivere di nuovo, dopo le numerose, sollecite ed insistenti proteste provenienti da svariate fonti.
Non so da dove cominciare.
Direi che devo decisamente iniziare con la grande novita' - di cui tutti ormai siete al corrente: dopo un po' di tempo che si sta lontani da casa (e questa volta lontani per davvero!), da soli, io e Ge, io senza lavorare con i ritmi torinesi che non mi lasciavano nemmeno respirare, Ge che parte alla mattina all'alba - mentre i nostri vicini di casa tornano dal running mattutino - ma puo' tornare a casa sempre ad un'ora decente, succedono delle cose inaspettate. Guardate un po' la foto qui sopra. Non e' che siano solo i burgers americani annaffiati dalla birra, dentro la mia pancia c'e' una frugoletta che nascera' il prossimo 7 novembre (almeno cosi' hanno detto i dottori). Non chiedetemi come sia potuto succedere, che ancora ne' io ne' Ge abbiamo capito bene, pero' vi assicuro che succede ;-)
A questo proposito - intendo a proposito di quello che puo' miracolosamente accadere quando due persone di sesso opposto si trovano da sole dall'altra parte del mondo ed hanno abbondante tempo a disposizione da spendere in qualcosa di mooolto piacevole - ho deciso che scrivero' dei post "rosa", a completa disponibilita' di tutte quelle che ci sono gia' passate, di quelle che vorranno passarci in un futuro prossimo e, ovviamente, di quelli che avranno voglia di non perdersi gli abissi della mente femminile sconvolta dagli ormoni della gravidanza (a libero uso e consumo personale). Il tutto condito dall'American point of view.
Detto questo, quello che vale davvero la pena di raccontare di quanto successo in questi ultimi mesi , e' che abbiamo avuto una bellissima avventura nel deserto di Yuma, la nostra casa e' stata assediata da insetti e animali di svariata entita' e pericolosita', la Martin ha scoperto il WCM (white chocolate mocha), siamo stati in "vacanza" con suoceri e consuoceri, abbiamo acquistato la macchina nuova , Ge si e' fatto prendere la mano dal running.

martedì 18 marzo 2008

Anza-Borrego Desert

Un post veloce che sono gia' in ritardo per andare all'universita' e devo pure finire di ripassare che oggi ho il final test di grammatica....e poi, per fortuna!!!!, giovedi' siamo alla fine, finalmenteeeeeeee. E siamo pronti per arrivare in Italia: arriviamo il 28 marzo e ci siamo tutti e due fino al 5 aprile, poi io mi fermo ancora fino al 18 aprile.
Comunque, al di la' delle comunicazioni di servizio, volevamo condividere con voi la meravigliosa gita che abbiamo fatto domenica scorsa: per un mese all'anno il deserto si copre letteralmente di fiori e vi assicuro che il colpo d'occhio di colori e' bellissimo. Ecco un piccolo assaggio, cliccate qui
Mancano le foto del bellissimo BBQ dove abbiamo mangiato: Julian e' un microscopico paesino in mezzo alle montagne (vi dico, la notte prima ha pure nevicato!), un classico posto da cartolina americana, con un'unica strada e il posto di ristoro per le diligenze. Ci mancavano solo gli stivali con gli speroni e i cavalli fuori.
Un grosso abbraccio a tutti!

lunedì 18 febbraio 2008

Gilli&Piero's week

Eccoci, torniamo alla super settimana con i parents in law (ndr: siccome non ce la faccio a caricare tutte le foto, guardate qui. Per tutte le donne in mondovisione, ancoratevi alla sedia dove siete sedute prima che si carichi la pagina, perche' la prima foto e' piuttosto impegnativa da affrontare).
Intanto, va subito detto che la valigia piu' grande con cui sono arrivati la Gilli e Piero, conteneva quella che da subito e' diventata la nuova mascotte di casa: Fred. Potete notare qui affianco quant'e' bello ed elegante: uno spettacolo (e guai a chi avvisa quei fanatici che rubano i nanetti dai giardini per riportarli nel bosco: questo e' un nanetto che ama il sole, della California in particolare, quindi nel bosco non starebbe affatto bene, chiaro per tutti?).
Per darvi un'idea generale, possiamo dire che la settimana e' stata caraterizzata dalla felicita' della Gilli che si e' beccata cinque-giorni-non-stop- sole-caldo (non e' mai stato cosi' caldo da quando siamo arrivati) e dall'instancabile e stakanovista Piero (ragazzi, in tre facevamo fatica a stargli dietro).

Come potete vedere, infatti, la prima mattina e' stato aperto il cantiere a casa nostra: la nostra libreria era montata male, questo va detto ad onor del vero, ma Piero non ha saputo resistere nemmeno un secondo di piu'. Dopo che si era svegliato alle 4 (piccola parentesi: raccontano che anche la Gilli si sia svegliata alle 4 e che alla domanda di Piero "che ora pensito che sia" abbia risposto "le 7" e che Piero le abbia detto "desso te se' cosa che xe' el getleg"), alle 6:30 aveva gia' preparato il primo della lunga serie dei caffe' mattutini tipici dei Giaretta (altra parentesi: a gran voce, un grazie speciale agli zii Mario e Mirella che ci hanno mandato una riserva di caffe' Lavazza (Crema e Gusto, se vi capita di passare da queste parti, please). Ge, neanche a dirlo, appena visto che aria tirava, invece di andare al lavoro un po' piu' tardi, e' uscito prima del solito e mi ha mollato qui con i suoceri. Potete capire dalle foto perche', dopo mezzora, ho deciso di prendere il bus per l'universita' un'ora prima! ;-) Comunque, adesso le vetrine della libreria non si muovono piu' e i cassetti sotto la TV sono in bolla (la bolla e' stata costruita dal vero ing. di casa: Piero ha preso una bottiglia quadrata di vetro, l'ha riempita di acqua, ci ha incollato un pezzo di scotch all'esterno nel verso della lunghezza, e il gioco era fatto).
Per fortuna sabato mattina siamo riusciti a portare
fuori Piero: gitarella all'Hotel Coronado (credo tra gli edifici piu' vecchi della citta', 1888) che e' un posto davvero bello (notate nelle foto il tesoro di mio marito quant'e' fiero della sua "pettinatura"), poi shopping. Ragazzi, per tutti quelli che ordinano a chi viene a trovarci di andare da A&F e in altri posti a fare acquisti solo perche' guadagnate fior fiori di euro, da ora in poi sara' applicata una sovrattassa per ripagare lo sforzo. Provate voi a stare due ore dentro ad un negozio di A&F con la musica a palla, i commessi che ti spruzzano il profumo addosso in continuazione, il fogliettino in mano per cercare i modelli (ragazze care, qui c'e' la collezione spring-summer adesso, non quelle cose che ci avete fatto cercare e che non ci sono piu' da mesi e mesi, aggiornatevi; altrimenti mi tocca scondinzolare per mezzora dietro al commesso di turno e mi fate pure fare brutta figura cavolo!). Vorrei farvi notare nelle foto la spossatezza della Gilli: non si e' ancora ben capito se fosse solo la mancanza di nicotina o lo stress da A&F (che entrera', tra non molto, tra i disturbi dell'umore da inserire nei manuali di psichiatria).
Per amor della verita', devo dire che le strette limitazioni imposte qui ai fumatori hanno fatto guadagnare alla Gilli e Piero qualche giorno di aria pura: non si fuma sulla spiaggia, non si fuma nei parchi, non si fuma nei centri commerciali se non nei posti consentiti, non si fuma a casa nostra (nel nostro minuscolo porch c'era la nebbia, ma va be'), non si fuma nei ristoranti. Tanto hanno fatto sti Californiani che la Gilli quasi si vergognava di fumare! giuro...

Comunque, dopo una giornata cosi' impegnativa, avevamo bisogno di mangiare qualcosa di veramente appagante: il burger piu' buono della citta' era inavvicinabile, quindi, mentre si tornava verso casa, meditando su qualche piatto salutare da preparare, la Martin ha addocchiato per strada una macchina con la scritta Domino's Pizza. Detto fatto. Ormai siamo sempre collegati al mondo qui a casa, quindi, ordinazione online spaziale. Si', perche' non e' che si ordina e bon. No! Si sceglie il formato (12 pollici, 14 pollici, family), il tipo di pasta (
Classic Hand Tossed, Ultimate Deep Dish, Crunchy Thin Crust, Brooklyn Style), il topping e in trenta minuti arriva. Eh gia’, capaci tutti. Ma puoi anche verificare online chi ti sta preparando la pizza (Bob), quando entra in forno, quando esce dal forno, quando viene messa nella scatola, chi te la porta (John). Vale la pena di ordinarla solo per questo, guys, ve lo assicuro!
La domenica, altra visita natural alla Torrey Pines State Reserve, poi, visita (poco) guidata a Qualcomm (diciamo che Ge ci ha abbandonato mezzora nel patio, mentre e’ andato in ufficio a fare non si sa bene cosa), visita da Bed, Bath and Beyond (un negozio fantastico, uno dei miei preferiti, che vende tutto per il bagno, la camera e la cucina…pensate ad una cosa che vi servirebbe tanto e non riuscite a trovare. Guardate nel sito, c’e’) e, ormai stremati dalla fatica, dal caldo, dalla fame, siamo andati al vivaio perche', visto che anche la sottoscritta quando rompe se la cava bene, volevo assolutamente comperare le piante per il backyard con la supervisione di Gilli e Piero. Ecco, come vedete dale foto, il vivaio e’ un parco divertimenti con percorso ad ostacoli, con tanto di entrata, chiosco per le informazioni, chiosco per registrare l’entrata, chiosco per registrare l’uscita. Alle informazioni ti consegnano la mappa dei mille ettari di terreno desertico e serre in cui ti addentrerai a tuo rischio e pericolo; al momento della registrazione ti consegnano l’elenco delle piante che puoi trovare (pensane una. C’e’, neanche a dirlo. E ce n’e’ di 4 misure, 5 galloni, 15 galloni, 30 galloni, 50 galloni. Galloni si intendono di terra, alla fine
del gioco l’abbiamo capito) con tanto di prezzo e collocazione. Come funziona? Entri in macchina, carichi tutto quello che vuoi comperare (ovviamente la nostra miserrima Jetta era, a dir poco, piccola, ma tant’e’. Ge non mi vuole comperare il Toyota Tacoma, su cui invece Piero concorda), passi al chiosco uscita, paghi ed esci. Vi dico solo che, ad un certo punto, mentre io, Piero e Ge gurdavamo le piante fuori dalla macchina, la Gilli, dopo il quarto Ferrero Rocher con cui cercava di riprendersi dalla fame, si e’ messa alla guida della Jetta e, come nella scena di Mission Impossible dove Tom guida la Ducati e sfida quell’altro, ci ha raggiunto sgommando sulla sabbia!
In compenso, adesso il mio backyard e’ pronto per l’estate, quindi ne e’ valsa la pena direi. E dopo tutte queste fatiche, un meritatissimo e speciale BBQ. Potete guardare gli uomini al lavoro. Ragazzi, un filet mignon, una ribeye e un pollo da sballo, ve li consiglio quando venite a trovarci!
In conclusione, al di la’
del fatto che ci mancano gia’, che ho buttato la verdura che la Gilli mi ha ‘nascosto’ nel cassetto del frigorifero per fare ordine, che non trovo piu’ un libro che sia uno nella mia libreria, questa settimana e’ stata speciale e li aspettiamo di nuovo al piu' presto!



domenica 17 febbraio 2008

Lefty's barber shop

La settimana scorsa i miei parents in law (scusate i miei americanismi, ma mi piace troppo questo termine) sono arrivati, sani e salvi nonostante 5 stressantissimi giorni di wild shopping a New York, a San Diego. Ge, che poi sarebbe mio marito, era appena andato a tagliarsi i capelli, per la gioia di mamma', e ora vi spiego perche'. Dopo aver aspettato 5 mesi, essersi fatto vedere da tutti con i capelli lunghi e fuori taglio, essere stato pregato piu' volte ed in svariati modi dalla sottoscritta di andare a sistemarsi i capelli da Greg - che, apparentemente, era il migliore compromesso tra il parrucchiere per signora e il rasatesta da marines -, essere stato pregato piu' volte ed in svariati modi dalla mamma Gilli di lasciare i capelli un po' lunghi, come al solito, e non accontentando nessuno (perche', dice lui, rompe le palle solo alle persone a cui vuole veramente bene...e, a quanto pare, io e la Gilli siamo le prime della lista, cioe' di entrambe le liste, di quelle a cui vuole bene e percio', ed anzi proprio a causa di questo, quelle a cui rompe di piu' le palle), e' uscito da Lefty's barber shop con il classico taglio da Marine.
Ergo, completamente rasato dalle parti - perche' qui quegli esseri che si definiscono barbieri non hanno la capacita' manuale di utilizzare la forbice per tagliare i capelli corti dalle parti, le forbici si usano solo per la parte superiore della testa - con la coppa round. Ad essere sinceri, e per farvi capire quanto siano accurati, ti offrono la possibilita' di scegliere la coppa round o la coppa square: Ge ha scelto guardando, senza occhiali, delle foto appese al muro...non so altro ragazzi, chiedete a lui i dettagli perche' quando e' uscito dal negozio ero...come dire?, turbata.
E se non ci credete, guardate qui, guardate che elementi ha scelto per farsi sistemare i capelli, poi mi dite se sono esagerata! Ovviamente il taglio di capelli era condito dalla visione delle ultimissime novita' in fatto Wrestling, proiettate a tutto volume sull'immancabile TV, con tanto di commenti degli altri clienti, commenti dai quali, come tutti certamente potrete immaginare, Ge era escluso, non sapendo un cazzo di questo "sport" (le virgolette sono D'OBBLIGO). Inutile dire che l'unico altro argomento affrontabile erano le donne. Ge mi ha raccontato che il barbiere gli ha chiesto cosa ne pensa delle ragazze Americane e lui, sto stronzo, invece di dire che quelle Italiane sono senza alcuna ombra di dubbio, le migliori in assoluto, gli ha detto "they're good"! Ma coooosa good, che si vestono al buio (Travasoni dixit, ndr), come se si fossero appena alzate dal letto o come se dovessero sempre e solo andare a correre in baia (tralasciamo poi ogni commento su quando si vestono eleganti, vi risparmio la descrizione dell'avvocato che ho conosciuto in Corte d'Appello, di purple velvet vestita, con calze bianche un po' arricciate sulle caviglie!).
Comunque, per chiudere prima di passare alla fantistica Gilli&Piero's week (dove potrete anche ammirare il round della coppa di mio marito), devo dire che, dopo questa esperienza, ora che noto come sono tagliati i capelli degli altri ragazzi qui a San Diego, credo che Lefty sia miliardario, perche' hanno tutti la stessa testa. Secondo voi il business funziona se taglio io i capelli agli uomini o qui vogliono proprio quella testa da marines?

And the winner is...Simone (R)!

Che vergogna ragazzi, siamo ancora fermi alle luci di Natale! Va be' che qui il tempo e' sempre lo stesso, cielo blu e sole che splende, pero'... Il fatto e' che, come molti di voi gia' sanno, sono superimpegnata con l'universita': chiamarla universita', in effetti, e' alquanto riduttivo perche' la verita' e' che e’ come se fossi tornata al liceo, con i prof che interrogano, fissano i compiti dopo le vacanze (prossimo mercoledi' test di Legal English e lunedi', in teoria, sarebbe festa, President Day, tutti a casa, nel senso letterale della parola, me ne staro’ qui dentro a studiare, mentre vanno tutti a prendere il sole), restituiscono homework corretti a tutto spiano (credo che sia solo perche' si pagano un sacco questi corsi, ma prendo tutti bei voti...e ragazzi, so che non ci crederete, ma, se devo essere sincera, un po' rimpiango i tempi del liceo quando mi veniva l'ansia mentre la Romanin di turno distribuiva i compiti, soprattutto quelli di inglese...ma perche' nessuno mi ha detto, allora, che venire a studiare l'inglese qui dall'altra parte del mondo era una tale figata, eh????).

Comunque, passando a cose decisamente piu' interessanti, il titolo del post si riferisce al vincitore del premio che avevamo messo in palio per chi varcava per primo la soglia della nostra americanissima casa. And the winner is...Simone!
Simone era alle Hawaii per lavoro e, tornando a casa, con l'approvazione di Cristina, ancora dolorante alla schiena, ma temeraria come sempre, ha fatto una piccola e piacevolissima tappa qui per scoprire, come da lui stesso richiesto con largo anticipo, la San Diego segreta.
La scena dell'arrivo e' stata questa.
Venerdi' sera, la sottoscritta stravolta dopo l'ennesima settimana di homework, oral presentations, tests, stravaccata sul divano a cercare di capire le battute di David Letterman con Paris Hilton - ragazzi, qui si parla di hard comprehension, tra il Newyorker da una parte e l'American blonde without brain dall'altra, vi assicuro che non era per nulla facile - dopo aver passato tutta la settimana a casa da sola perche' Ge era in Mexico (e non aver mai dormito, che' quando sono sola a casa ho paura, questa e' la versione ufficiale per tutti, non fate ne' domande ne' illazioni), ricevo una telefonata da Simo che e' salito in macchina a LA. "Arrivo eh, volevo solo dirti che sto arrivando, non e' che ve ne andate a letto vero?". Ma certo che no! Ge arriva a mezzanotte e un quarto. Simone all'una. E non crede che sia tutto vero, che la nostra casa sia proprio esattamente quell ache tutti avete visto sulle foto. Siamo tutti stanchissimi, ma c'e' ancora il tempo perche' Simone inizi a mangiare i miei buonissimi biscotti (si lo so, quelli con la cioccolata non li faccio piu', faccio solo gli altri con la marmellata).
Ore sette del sabato mattina siamo gia’ sveglissimi: in realta' nessuno sente piu' alcun effetto di jet-lag, ma siamo pronti per il tour. Dopo aver fatto il giro panoramico di La Jolla, dove i migliori surfisti alle 8 del mattino hanno gia’ surfato e si stanno gia’ specchiando sul vetro della macchina mentre si vestono di tutto punto (si fa per dire tutto punto, Americani sono!) per andare al lavoro; dopo aver visitato tutti i negozi di Fashion Valley, assaporato un angolo europeo a San Diego (cafe' 976), aver toccato con mano la belta' di Costco, siamo pronti per il migliore burger della citta'. E Simo, instancabile sotto tutti i punti di vista, se ne e' mangiati due! Perche', ha detto lui, alle Hawaii non ne aveva mangiato nemmeno uno. Ah be', allora. Vi devo confessare che le caramelized onions dentro il burger di Rocky Crowns Point ci stavano a pennello, ma quello classico e' insuperabile (Simone, per non sbagliare, li ha provati entrambi).

La domenica piove: credo che Simone abbia avuto la fortuna di trovare l’unico giorno piovoso da quando siamo arrivati a San Diego, ma non si puo’ mica avere tutto dalla vita, no? Gia’ ha vinto la maglietta di UCSD, mica poteva anche avere il sole della California per due giorni consecutivi…fatto sta che, pioggia o non pioggia, ragazzi miei, ci siamo perfino dimenticati di fare una foto tutti insieme. Forse qualcuno potrebbe pure contestare al Notaio che Simone non sia mai stato qui e che i vincitori siano altri…mah!...Simo, per favore, metti tu sul blog una prova della tua presenzaaaa!!!

ecco le prove dell'indiscussa vittoria di Simone:


giovedì 3 gennaio 2008

le luci di Natale...

Lo so, sono un po' in ritardo, ma durante le pause lavorative natalizie di Ge, siamo stati a zonzo, quindi non ho piu' aggiornato il blog. I'm really sorry...
Non volevo pero' tacervi di quanto siamo principianti sugli addobbi di Natale. Ragazzi, non c'e' storia.
Gli uomini americani sono i premonitori di quel movimento
chiamato fai-da-teismo, noto in Italia per la famosa citazione di un film come "Casa della Brugola": ci sono negozi (ovviamente immensi) specializzati in cose pressoche' sconosciute, soprattutto alle donne, dove si respira testosterone alla stato puro - e vi assicuro che da' alla testa, e' peggio del gas di scarico della mia mitica R5 rossa - e dove uomini di tutte le eta', razze, pesi e misure, si aggirano sospettosi verso il prossimo. Sospettosi perche' la parola d'ordine e' concorrenza. Ed e' spietata, senza regole, soprattutto nei confronti del vicino di casa.
Il trucco e' quello di recarsi nel negozio piu' lontano in linea d'aria dalla propria abitazione, e vi assicuro che ne fanno di strada!, per essere certi che il confinante resti spiazzato dalla novita'-mai-vista-prima.
Dunque, gli uomini, come antenati predatori, ben prima che inizi anche lontanamente a respirarsi l'aria natalizia, quando voi avete appena ritirato le foto delle vacanze di agosto, percorrono miglia e miglia per assicurarsi l'addobbo natalizio della stagione. Lasciamo al vostro stupore qualche piccolo assaggio, di scarsa qualita' fotografica (purtroppo la nostra fotocamera sta per lasciarci e la luce e' quella che e', ma spero che renda l'idea).
Il nostro dirimpettaio:
a sinistra, Babbo Natale e' dentro il camino
a destra, Babbo Natale esce dal camino!






Pupazzi di neve...credo ci fosse il buy one get two free!









Le renne, non si vede, ma muovono la testa e anche le zampe! Sono le mie preferite: avevo quasi convinto Ge a prenderle per il nostro giardino, ma alla fine, con il suo monito maschile, e' stato irremovibile.






Ed ora, preparatevi al tripudio, il vincitore del primo premio - in realta' non e' mai stata indetta alcuna gara, ma, sarete tutti d'accordo, e' il numero uno...